venerdì 25 maggio 2018

Uscita didattica Monte Pollino (classi seconde, plesso "G. Abbate")

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di Ilaria Tomasi Andrea Valzano (2^C), Maria Caracciolo, Mariachiara Filieri (2^E), Emily Blasi Francesco Isceri (2^A).

Docente tutor: prof. Daniele Arnesano


Martedì 15 maggio noi alunni delle classi seconde del plesso "G.Abbate" siamo andati in gita in Basilicata.
Alle 10.00 siamo arrivati nel Parco Nazionale del Pollino, a Senise, dove abbiamo incontrato la guida che ci ha parlato della fauna del luogo, il cui stemma è il Pino Loricato. Come animali si possono incontrare aquile, falchi, aironi, lupi, cervi, serpenti e pesci. Dopo la guida ci ha accompagnati a vedere la diga di Monte Cotugno, che prende il nome dall’omonimo monte, che è collegata al fiume Sinni, inoltre ci ha dato ulteriori informazioni sulla costruzione della diga. Da lì si vedevano le 5 cime del Massiccio del Pollino: Serra Dolcedorme (2.267 m), Monte Pollino (2.248 m), Serra del Prete (2.181 m), Serra delle Ciavole (2.130 m) e Serra di Crispo (2.054 m). Su alcune c’era ancora la neve, da cui proviene l’acqua alla diga di Monte Cotugno.
Successivamente siamo andati a San Costantino Albanese, centro fondato nel 1534 da una comunità albanese, di cultura Arbëreshë. Abbiamo visitato l’etnomuseo dove sono esposti gli abiti delle donne Arbëreshë, come i completi da festa con le gonne, su cui erano applicate delle strisce colorate: più erano e strisce, più ricche erano le donne. L’abito era molto pesante, infatti per lavorare le donne chiedevano il permesso al marito per sollevare la gonna. C’era anche l’abito da vedova, indossato dalle donne alla morte del marito; le vedove non potevano più utilizzare l’abito da festa, tranne da morte, nella bara, perché questo indicava il ricongiungimento con il marito e i cari morti. Anche gli uomini avevano un abito e un cappello tradizionale; il cappello, come per la gonna, aveva da un minimo di tre a un massimo di cinque nastrini che simboleggiavano la ricchezza dell’uomo. Durante la Quaresima e i matrimoni uomini e donne di cultura Arbëreshë mangiano il cugliaccio, un pane la cui superficie è decorata con simboli in pasta: un nido, due uccelli e due serpenti. Il nido, al centro del dolce, rappresenta la nuova famiglia e la sua casa, le uova, in esso contenute, sono sempre dispari, in segno di buon augurio e fertilità. Gli uccelli inizialmente rappresentano i suoceri; i serpenti, invece, raffigurano gli sposi, che guardano dispiaciuti i genitori lasciati. In un secondo momento, gli uccelli si trasformano nella nuova coppia e i serpenti rappresentano il male. Successivamente abbiamo visitato un altro museo dove erano esposti i simboli delle varie festività Arbëreshë e abbiamo visto un filmato che mostrava come vengono festeggiate: nella piazza vengono messi dei pupazzi di cartapesta, come diavoli, donne, uomini e cavalli, chiamati Nusazit. Al loro interno ci sono dei fuochi artificiali che esplodono facendo saltare in aria la testa per dare buon augurio alla città.
Poi siamo andati al ristorante “Acquafredda” dove abbiamo pranzato. Abbiamo gustato della pasta al sugo con la pancetta, la salsiccia e le patatine fritte. Verso le 14:00 ha iniziato a piovere e non potendo effettuare tiro con l’arco sotto la pioggia, gli istruttori ci hanno messo a disposizione una copertura. Nell’attesa di fare ciò, il professore Arnesano ci ha intrattenuti suonando la chitarra, dopo di che, siamo usciti, cinque alla volta, dal ristorante e siamo andati sotto la copertura dove ci aspettavano i due istruttori, di cui uno aveva l’arco e l’altro le frecce, quindi a turno abbiamo preso l’arco con la freccia e abbiamo cercato di colpire il bersaglio.
Dopo aver finito l’attività, non potendo fare l’escursione nel bosco per via del maltempo, ci siamo messi in viaggio per tornare a Squinzano, dove ci aspettavano i nostri genitori. E' stata una giornata bellissima,istruttiva divertente!


Fotogallery























































































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