lunedì 26 marzo 2018

Lotta alle dipendenze e riflessioni


ECCO A VOI ALCUNE RIFLESSIONI DEI NOSTRI ALUNNI SU TEMATICHE TRATTATE CON TESTIMONIANZE VIVE

DIPENDENZE
Giovedì 15 marzo, nella mia scuola c'è stato un incontro con i volontari della comunità "Emmanuel" che ci hanno parlato delle loro dipendenze. La prima testimonianza è stata quella di Rossano, un ragazzo di 45 anni, di Cavallino, tossicodipendente. Ci ha raccontato che ha iniziato ad avere questa dipendenza per gioco, perché  voleva vedere cosa si provava ad ingerire certe sostanze. Ha iniziato prima con la sigaretta, poi la canna, fino ad arrivare alla droga: cocaina ed eroina. Ci ha anche detto che, molto spesso, è stato innamorato, ma, a causa della sua dipendenza era diventato troppo geloso e, quindi, erano iniziati ad emergere alcuni problemi tra lui e la sua fidanzata. Rossano ha cambiato molte comunità: nella prima, nel 2010 è stato 3 mesi, nella seconda, nel 2014 è stato 9 mesi, nella terza è stato 1 anno, e oggi, nella quarta, sta cercando di portare a termine questo cammino di disintossicazione.
 La seconda testimonianza è stata quella di Alessia, una donna di 38 anni, di Foggia. E' mamma di due bambine, Anna e Ilaria, 10 e 13 anni. Quando ha conosciuto il padre delle sue bambine ha smesso, ma, purtroppo, subito dopo la loro nascita, ha divorziato ed ha avuto una forte ricaduta nell'alcool. Proprio l'anno scorso, dopo Pasqua, ha deciso di abbandonarsi a se stessa e si è buttata dal 1° piano. Ha riportato la frattura di due vertebre sostituite da due impianti. Uscita dall'ospedale è andata in comunità, che ancora oggi frequenta.
La terza testimonianza è stata quella di Giacomo: ha 55 anni ed è di Bari. Giacomo soffre di ludopatia, cioè dipendenza dal gioco. Ha due figli, un ragazzo di 23 anni e una ragazza di 22. Ha iniziato a giocare all'età di 14-16 anni. Per 35 anni lo ha tenuto nascosto alla sua famiglia e per 35 anni si è giocati, quasi, più di un milione di euro. Lavorava in una banca e tutti i soldi che guadagnava, li giocava. La vincita per lui rappresentava la sfida della vita e, alla base di tutto ciò, c'è sempre stata una profonda insoddisfazione personale. E’ arrivato a giocare 8/10 mila euro al giorno. Ora vive nella comunità Emmanuel, dove è diventato un tutor, cioè aiuta i ragazzi a liberarsi dal vizio del gioco. Le testimonianze di queste tre persone mi hanno colpita molto, perché non è facile parlare delle proprie dipendenze davanti a così tanti ragazzi, che per la verità erano in silenzio ed ascoltavano con grande attenzione le loro dolorose storie
    A cura di Eva Palazzo
    Classe 3 C


Incontro sul dramma della dipendenza, raccontato dai ragazzi della comunità “Emmanuel” di Lecce
                                                                                                            
Giovedì 15 Marzo le classi terze del nostro Istituto hanno incontrato i ragazzi della comunità ‘’Emmanuel’’ di Lecce, che ci hanno raccontato la loro esperienza nell’ambito delle dipendenze. Rossano, il primo testimone, ha narrato la sua storia; ha spiegato che tutto è iniziato da ragazzo, spinto da semplice curiosità, dimostrandoci, attraverso il suo esempio, come la droga sia subdola. Forza, energia e vitalità, la droga fa vedere il mondo con occhi diversi e invece in realtà avvelena il fisico alterando anche le facoltà intellettuali e rendendo l’uomo più debole e soggetto alle malattie. La stessa parola ‘’stupefacente’’ è evocativa del suo significato, queste sostanze danno la sensazione di stupefazione, confusione, cioè di falsificazione, cambiamento temporaneo, della persona e della realtà che ci circonda. Egli ha intrapreso negli anni diversi percorsi verso la guarigione, spesso rivelatisi inconcludenti. Finalmente, grazie alla comunità “Emmanuel”, Rossano è riuscito ad imboccare la sua strada, tanto da essere oggi in grado di riconoscere quanto la sua dipendenza gli abbia sottratto ,e di fungere da esempio per tutti noi giovani. Dalla sua esperienza ha ricavato delle considerazioni importanti che ci ha voluto regalare sotto forma di monito, ovvero quello di cogliere la bellezza dei nostri anni, rivolgendo la curiosità e i desideri verso qualcosa di costruttivo.
Il secondo intervento è stato quello di Alessia, ex studentessa universitaria, che nel periodo degli studi, quello più cupo, ha affogato tutta la sua vita nell’alcol arrivando ad estraniarsi anche dagli affetti più cari. Anche Alessia, con il sostegno della comunità, ha cominciato un programma di recupero, grazie al quale ha potuto ritrovare se stessa e il suo equilibrio.
Ed infine ha preso la parola Giacomo, un uomo di mezz’età affetto da ludopatia, il quale ha illustrato come per la maggioranza, i giochi d’azzardo o le scommesse sportive rappresentino una forma di divertimento, ma che purtroppo in alcuni casi la situazione sfugga di mano al giocatore che va incontro ad una vera e propria forma di dipendenza, simile in tutti gli aspetti a quella da stupefacenti. Ogni tipologia di dipendenza, ogni problematica che comporta, è un dramma che  investe inevitabilmente anche le famiglie di chi ne è colpito, generando frustrazione e sfiducia nei confronti sia della persona dipendente sia delle possibilità di recupero. Partecipando alle attività della comunità, ha ricucito i rapporti con la sua famiglia e ha dimostrato che non esiste età per la rinascita.  Questo confronto ci ha reso partecipi di alcune realtà, ha stimolato la sensibilità dei più giovani verso alcune tematiche, oltre ad aver provocato una profonda riflessione sui pericoli generati dalle dipendenze e sull’ importanza di preservare la nostra integrità fisica e morale. 

Francesca Nocco
Antonella Pagano 3° B
                                   
Un incontro con le vittime della dipendenza


Oggi a scuola abbiamo ascoltato le esperienze delle vittime di tossicodipendenza, alcolismo e ludopatia. Per dipendenza si intende un’alterazione del comportamento che da semplice abitudine diventa una ricerca esagerata del piacere, attraverso sostanze o comportamenti che sfociano in una condizione patologica. Una persona diventa dipendente quando non può fare a meno di una sostanza o di un comportamento, malgrado i danni fisici, legali, familiari ed economici che questi atteggiamenti procurano. Rossano, un tossicodipendente ospite della comunità “Emmanuel”, ci ha raccontato che ha iniziato a usare droga per pura curiosità,  spinto da un “amico”. Fin da subito, ha detto, è stato un modo per evadere e allo stesso tempo sentirsi parte di un gruppo. Quando ha notato che la cocaina riusciva a farlo sentire più sicuro e meno timido, ha capito che essa poteva essere non solo un divertimento momentaneo, ma soprattutto una soluzione al suo malessere interiore. Dopo qualche anno ha provato a smettere, chiedendo aiuto a diverse Comunità. Dopo un breve periodo trascorso nella Comunità Emmanuel,  un’associazione nata nel 1982 che aiuta chi è vittima di dipendenza, ha poi iniziato a sentirsi meglio fisicamente; credendo poi di essere guarito completamente, decise di uscire, ma in realtà il problema non era stato ancora risolto del tutto. Infatti, col  tempo, è ricaduto nello stesso errore ed è dovuto ritornare nella comunità Emmanuel, dove, da sette mesi, si impegna per concludere il suo percorso di riabilitazione. Il consiglio che Rossano dà a noi ragazzi è quello di parlare sempre con i genitori, o con gli adulti in generale, se abbiamo qualche problema e che dobbiamo capire che la forza la dobbiamo cercare nel nostro cuore e non facendo uso di sostanze, come la droga. Abbiamo avuto anche l’opportunità di ascoltare le esperienze dei dipendenti da alcolismo e ludopatia, come Alessia e Giacomo, che, iniziando entrambi per gioco, sono arrivati poi alla vera dipendenza. Alessia ha raccontato che beveva per superare l’ansia e i problemi che aveva con suo marito, arrivando anche al suicidio. Giacomo, invece, è diventato dipendente dal gioco d’azzardo, dal momento in cui il suo obiettivo non era più vincere soldi, ma avere una soddisfazione personale, nel riuscire a vincere le sfide e le scommesse che poneva a se stesso. Nella società di oggi, il problema comune tra gli adolescenti è l’uso di droghe. Purtroppo, la maggior parte dei ragazzi crede che fare uso di queste sostanze sia insignificante; noi, invece, ascoltando le esperienze di Rossano, Alessia e Giacomo abbiamo capito che il “tunnel delle dipendenze” è uno dei luoghi più pericolosi e difficili da abbandonare. Si inizia per curiosità e poi si finisce per non poterne fare più a meno. Noi ragazzi, certamente, seguiremo il loro consiglio di parlare sempre con gli adulti ,anche dei problemi più banali e di non compiere il loro stesso errore. Penso, però, che anche la società e le istituzioni dovrebbero fare di più per combattere questo fenomeno, diventato ormai di dimensioni allarmanti.Spero che, alla fine, tutti riescano ad affrontare il problema con meno superficialità.                           

     a cura di  Scigliuzzo Gaia 3° C
     sede "G. Carducci"- Istituto Comprensivo Squinzano
     Docenti tutor: Francesca Della Giorgia, Donatina Guerrieri, Margherito Mero, Anna Maria Elia



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