DIPENDENZE
Giovedì 15 marzo, nella mia
scuola c'è stato un incontro con i volontari della comunità
"Emmanuel" che ci hanno parlato delle loro dipendenze. La prima
testimonianza è stata quella di Rossano, un ragazzo di 45 anni, di Cavallino,
tossicodipendente. Ci ha raccontato che ha iniziato ad avere questa dipendenza
per gioco, perché voleva vedere cosa si
provava ad ingerire certe sostanze. Ha iniziato prima con la sigaretta, poi la
canna, fino ad arrivare alla droga: cocaina ed eroina. Ci ha anche detto che,
molto spesso, è stato innamorato, ma, a causa della sua dipendenza era
diventato troppo geloso e, quindi, erano iniziati ad emergere alcuni problemi
tra lui e la sua fidanzata. Rossano ha cambiato molte comunità: nella prima,
nel 2010 è stato 3 mesi, nella seconda, nel 2014 è stato 9 mesi, nella terza è
stato 1 anno, e oggi, nella quarta, sta cercando di portare a termine questo
cammino di disintossicazione.
La seconda testimonianza è stata quella di
Alessia, una donna di 38 anni, di Foggia. E' mamma di due bambine, Anna e
Ilaria, 10 e 13 anni. Quando ha conosciuto il padre delle sue bambine ha
smesso, ma, purtroppo, subito dopo la loro nascita, ha divorziato ed ha avuto
una forte ricaduta nell'alcool. Proprio l'anno scorso, dopo Pasqua, ha deciso
di abbandonarsi a se stessa e si è buttata dal 1° piano. Ha riportato la
frattura di due vertebre sostituite da due impianti. Uscita dall'ospedale è
andata in comunità, che ancora oggi frequenta.
La terza testimonianza è
stata quella di Giacomo: ha 55 anni ed è di Bari. Giacomo soffre di ludopatia,
cioè dipendenza dal gioco. Ha due figli, un ragazzo di 23 anni e una ragazza di
22. Ha iniziato a giocare all'età di 14-16 anni. Per 35 anni lo ha tenuto
nascosto alla sua famiglia e per 35 anni si è giocati, quasi, più di un milione
di euro. Lavorava in una banca e tutti i soldi che guadagnava, li giocava. La
vincita per lui rappresentava la sfida della vita e, alla base di tutto ciò,
c'è sempre stata una profonda insoddisfazione personale. E’ arrivato a giocare
8/10 mila euro al giorno. Ora vive nella comunità Emmanuel, dove è diventato un
tutor, cioè aiuta i ragazzi a liberarsi dal vizio del gioco. Le testimonianze
di queste tre persone mi hanno colpita molto, perché non è facile parlare delle
proprie dipendenze davanti a così tanti ragazzi, che per la verità erano in
silenzio ed ascoltavano con grande attenzione le loro dolorose storie
A cura di Eva Palazzo
Classe 3 C
Incontro sul dramma
della dipendenza, raccontato dai ragazzi della comunità “Emmanuel” di Lecce
Giovedì 15 Marzo le classi terze del
nostro Istituto hanno incontrato i ragazzi della comunità ‘’Emmanuel’’ di
Lecce, che ci hanno raccontato la loro esperienza nell’ambito delle dipendenze.
Rossano, il primo testimone, ha narrato la sua storia; ha spiegato che tutto è
iniziato da ragazzo, spinto da semplice curiosità, dimostrandoci, attraverso il
suo esempio, come la droga sia subdola. Forza, energia e vitalità, la droga fa
vedere il mondo con occhi diversi e invece in realtà avvelena il fisico
alterando anche le facoltà intellettuali e rendendo l’uomo più debole e
soggetto alle malattie. La stessa parola ‘’stupefacente’’ è evocativa del suo
significato, queste sostanze danno la sensazione di stupefazione, confusione,
cioè di falsificazione, cambiamento temporaneo, della persona e della realtà
che ci circonda. Egli ha intrapreso negli anni diversi percorsi verso la
guarigione, spesso rivelatisi inconcludenti. Finalmente, grazie alla comunità
“Emmanuel”, Rossano è riuscito ad imboccare la sua strada, tanto da essere oggi
in grado di riconoscere quanto la sua dipendenza gli abbia sottratto ,e di
fungere da esempio per tutti noi giovani. Dalla sua esperienza ha ricavato
delle considerazioni importanti che ci ha voluto regalare sotto forma di
monito, ovvero quello di cogliere la bellezza dei nostri anni, rivolgendo la
curiosità e i desideri verso qualcosa di costruttivo.
Il secondo intervento è stato quello di Alessia,
ex studentessa universitaria, che nel periodo degli studi, quello più cupo, ha
affogato tutta la sua vita nell’alcol arrivando ad estraniarsi anche dagli
affetti più cari. Anche Alessia, con il sostegno della comunità, ha cominciato
un programma di recupero, grazie al quale ha potuto ritrovare se stessa e il
suo equilibrio.
Ed infine ha preso la parola Giacomo, un
uomo di mezz’età affetto da ludopatia, il quale ha illustrato come per la
maggioranza, i giochi d’azzardo o le scommesse sportive rappresentino una forma
di divertimento, ma che purtroppo in alcuni casi la situazione sfugga di mano
al giocatore che va incontro ad una vera e propria forma di dipendenza, simile
in tutti gli aspetti a quella da stupefacenti. Ogni tipologia di dipendenza,
ogni problematica che comporta, è un dramma che investe inevitabilmente anche le famiglie di
chi ne è colpito, generando frustrazione e sfiducia nei confronti sia della
persona dipendente sia delle possibilità di recupero. Partecipando alle
attività della comunità, ha ricucito i rapporti con la sua famiglia e ha
dimostrato che non esiste età per la rinascita. Questo confronto ci ha reso partecipi di
alcune realtà, ha stimolato la sensibilità dei più giovani verso alcune
tematiche, oltre ad aver provocato una profonda riflessione sui pericoli
generati dalle dipendenze e sull’ importanza di preservare la nostra integrità
fisica e morale.
Francesca Nocco
Antonella Pagano 3° B
Un
incontro con le vittime della dipendenza
Oggi a scuola abbiamo ascoltato le esperienze
delle vittime di tossicodipendenza, alcolismo e ludopatia. Per dipendenza si
intende un’alterazione del comportamento che da semplice abitudine diventa una
ricerca esagerata del piacere, attraverso sostanze o comportamenti che sfociano
in una condizione patologica. Una persona diventa dipendente quando non può
fare a meno di una sostanza o di un comportamento, malgrado i danni fisici,
legali, familiari ed economici che questi atteggiamenti procurano. Rossano, un tossicodipendente
ospite della comunità “Emmanuel”, ci ha raccontato che ha iniziato a usare
droga per pura curiosità, spinto da un “amico”.
Fin da subito, ha detto, è stato un modo per evadere e allo stesso tempo sentirsi
parte di un gruppo. Quando ha notato che la cocaina riusciva a farlo sentire
più sicuro e meno timido, ha capito che essa poteva essere non solo un divertimento
momentaneo, ma soprattutto una soluzione al suo malessere interiore. Dopo qualche
anno ha provato a smettere, chiedendo aiuto a diverse Comunità. Dopo un breve
periodo trascorso nella Comunità Emmanuel,
un’associazione nata nel 1982 che aiuta chi è vittima di dipendenza, ha
poi iniziato a sentirsi meglio fisicamente; credendo poi di essere guarito
completamente, decise di uscire, ma in realtà il problema non era stato ancora
risolto del tutto. Infatti, col tempo, è
ricaduto nello stesso errore ed è dovuto ritornare nella comunità Emmanuel, dove,
da sette mesi, si impegna per concludere il suo percorso di riabilitazione. Il
consiglio che Rossano dà a noi ragazzi è quello di parlare sempre con i
genitori, o con gli adulti in generale, se abbiamo qualche problema e che
dobbiamo capire che la forza la dobbiamo cercare nel nostro cuore e non facendo
uso di sostanze, come la droga. Abbiamo avuto anche l’opportunità di ascoltare
le esperienze dei dipendenti da alcolismo e ludopatia, come Alessia e Giacomo,
che, iniziando entrambi per gioco, sono arrivati poi alla vera dipendenza.
Alessia ha raccontato che beveva per superare l’ansia e i problemi che aveva
con suo marito, arrivando anche al suicidio. Giacomo, invece, è diventato
dipendente dal gioco d’azzardo, dal momento in cui il suo obiettivo non era più
vincere soldi, ma avere una soddisfazione personale, nel riuscire a vincere le
sfide e le scommesse che poneva a se stesso. Nella società di oggi, il problema
comune tra gli adolescenti è l’uso di droghe. Purtroppo, la maggior parte dei
ragazzi crede che fare uso di queste sostanze sia insignificante; noi, invece,
ascoltando le esperienze di Rossano, Alessia e Giacomo abbiamo capito che il
“tunnel delle dipendenze” è uno dei luoghi più pericolosi e difficili da
abbandonare. Si inizia per curiosità e poi si finisce per non poterne fare più
a meno. Noi ragazzi, certamente, seguiremo il loro consiglio di parlare sempre
con gli adulti ,anche dei problemi più banali e di non compiere il loro stesso
errore. Penso, però, che anche la società e le istituzioni dovrebbero fare di
più per combattere questo fenomeno, diventato ormai di dimensioni allarmanti.Spero
che, alla fine, tutti riescano ad affrontare il problema con meno
superficialità.
a cura di Scigliuzzo Gaia 3° C
sede "G. Carducci"- Istituto Comprensivo Squinzano
Docenti tutor: Francesca Della Giorgia, Donatina Guerrieri, Margherito Mero, Anna Maria Elia
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