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Docente tutor: prof. Daniele Arnesano
La nostra classe, in occasione della giornata sui diritti dell’infanzia e di quella contro la violenza sulle donne, ha guardato il film “La bicicletta verde”.
Il film parla di una ragazza dodicenne di nome Wadja, di origini arabe, che desidera tanto una bici dal colore verde, simbolo di uno dei diritti più importanti dei bambini, ovvero il diritto al gioco. Per Wadja andare in bici non è possibile, poiché vive in un luogo e in una cultura in cui le donne non possono svolgere attività per noi considerate normali né assumere comportamenti “sconvenienti”: praticare sport, andare in bici, guidare, cantare, farsi vedere da uomini che non siano appartenenti alla loro famiglia.
Wadja però è una ragazza testarda e un po' ribelle: dopo la scuola usa la bici del suo amico Adbullah. Viene scoperta e rimproverata da sua madre mentre cerca di imparare a guidare la bicicletta sulla terrazza di casa, di nascosto; lei però continua a sognare una bicicletta tutta per lei, fino a quando non gli viene la bellissima idea di iniziare a vendere braccialetti fatti a mano.
La preside della sua scuola, severissima, la rimprovera per questa attività e più in generale per i suoi comportamenti, poco consoni ad una ragazza educata e devota. Wadja però non si scoraggia e continua a credere nei suoi sogni. Infatti, dopo il rimprovero della madre, riflette sul suo comportamento e si rende conto di avere sbagliato: il giorno dopo va dalla preside della sua scuola per scusarsi e chiederle se può partecipare ad una gara di recitazione del Corano. La preside, stupita, glielo permette. Wadja si impegna così con tutte le sue forze nello studio del Corano e nella recitazione dei suoi versetti.
La vita familiare di Wadja non è delle migliori: i genitori si separano a causa della scelta del padre di sposare un’altra donna da cui si aspetta di avere un figlio maschio.
La madre della ragazza vorrebbe comprare un vestito rosso per riconquistare l’ormai ex marito con cui ha avuto l'amatissima Wadja. Arrivati al punto in cui l’uomo deve sposarsi, la madre di Wadja è quasi convinta di acquistare l'abito; nel frattempo viene a sapere che la figlia ha vinto la gara di recitazione del Corano. Alla gioia di Wadja, del padre e della madre, subito si sostituisce, però, una certa tristezza: Wadja ha infatti affermato pubblicamente di voler acquistare con i soldi del premio la sua bicicletta verde, mandando su tutte le furie la preside, che si dice tradita dalla ragazza.
La preside obbliga Wadja a donare il denaro ai “fratelli palestinesi”, facendo svanire nuovamente il sogno di una bicicletta nuova.
Proprio nel momento di maggiore tristezza, però, la ragazza e sua madre si riconciliano profondamente: la madre, rassegnatasi alla perdita del marito, decide di dedicarsi totalmente alla sua figlia straordinaria. Per lei compra – invece dell'abito rosso – una splendida bicicletta verde!
Questo film ci è piaciuto davvero molto. Pensiamo che avere dei divieti nella vita - e in particolare nell'adolescenza - sia giusto, anzi necessario. Noi ragazzi, però, vogliamo anche divertirci e avere del tempo libero per stare con gli amici, aldildà di ogni differenza di genere, cultura, religione.
Ci piace riportare una frase dello scrittore Giuseppe Donadei:
“LA VITA E′ QUESTA,
NIENTE E′ FACILE
E NULLA E′ IMPOSSIBILE”
Questa frase si addice a Wadja e alla sua determinazione nel raggiungere la sua bicicletta: ottenerla non è stato facile ma non è stato impossibile. Questa frase può essere d’aiuto non solo a molti ragazzi o bambini nelle condizioni di Wadja ma più in generale ad ognuno di noi.
Questo film ci ha fatto capire come ancora oggi in alcune parti del mondo le donne vengano sottovalutate, sottomesse, trascurate, come se i maschi fossero seupriori a loro.
Abbiamo però anche capito che “volontà” non deve significare “capriccio” per qualcosa di banale ma “impegno” e “determinazione” per una meta di grande importanza. Solo così ognuno di noi può raggiungere con i propri sforzi dei traguardi e costruire, passo dopo passo, il proprio futuro.
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