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di Eleonora Cazzorla, Cesare Guerrieri, Samuele Izzi (CLASSE I A, plesso "G. Abbate").
Tutor: Prof.ssa B. Pecere
Il 20 novembre è la giornata mondiale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (http://www.unicef.it/20novembre).
La legge definisce “minori” tutti gli individui che non hanno ancora compiuto i 18 anni di età. I diritti di tutti coloro che hanno da 0 a 18 anni sono oggi riconosciuti a livello internazionale e hanno una loro precisa collocazione nel mondo giuridico, ma la strada che ha portato a questo risultato è stata percorsa con molta lentezza.
Il primo passo è rappresentato dalla Dichiarazione dei diritti del bambino, nota anche come nella Dichiarazione di Ginevra, emanata dalla Società delle Nazioni Unite nel 1924 (scarica qui il testo: pdf). Tale documento, che precede di più di venti anni la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, non è però ancora concepito come strumento atto a valorizzare il bambino in quanto titolare, ma solo in quanto destinatario passivo di diritti. Inoltre, la Dichiarazione non si rivolge agli Stati per stabilirne gli obblighi, ma chiama in causa più genericamente l'umanità intera affinché garantisca protezione ai minori (https://www.unicef.it/). Infatti, durante la Seconda Guerra Mondiale i bambini ebrei sono stati deportati e uccisi nei campi di concentramento senza alcuna tutela (http://centrostudi.primolevi.it; https://www.ushmm.org).
Dopo lo scioglimento della Società delle Nazioni e la nascita dell'Organizzazione delle Nazioni Unite e del Fondo Internazionale delle Nazioni Unite per l'Infanzia, si fa strada il progetto di una Carta sui diritti dei bambini che integrasse la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.
Così il 20 novembre 1959 viene approvata la Dichiarazione dei diritti del fanciullo, una sorta di "statuto" dei diritti del bambino in cui si richiamano la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948 e la Dichiarazione sui diritti del fanciullo del 1924. Tale dichiarazione include diritti come il divieto di ammissione al lavoro per i minori che non abbiano raggiunto un'età minima; il divieto di impiego dei bambini in attività produttive che possano nuocere alla sua salute o che ne ostacolino lo sviluppo fisico o mentale; il diritto del minore disabile a ricevere cure speciali.
Pur non essendo uno strumento vincolante, bensì una semplice Dichiarazione di principi, la Dichiarazione gode di una notevole autorevolezza morale, che le deriva dal fatto di essere stata approvata all'unanimità e di essere un documento estremamente innovativo. Tale Dichiarazione per la prima volta introduce il concetto che il minore, al pari di qualsiasi altro essere umano, sia un soggetto di diritti; riconosce il principio di non discriminazione e quello di tutela giuridica del bambino sia prima che dopo la nascita; ribadisce il divieto di ogni forma di sfruttamento nei confronti dei minori e auspica l'educazione dei bambini alla comprensione, alla pace e alla tolleranza (https://www.unicef.it).
Tuttavia, lo strumento più completo per la tutela dei minori è attualmente la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, approvata il 20 novembre del 1989 dall’Assemblea Generale dell’ONU a New York. In Italia la convenzione è stata approvata nel 1991 (scarica qui il testo: pdf).
La Convenzione ha introdotto l’idea del bambino come soggetto di diritti invece che come semplice oggetto di tutela e protezione e ha affiancato a diritti universalmente riconosciuti e sanzionati (quali il diritto al nome, alla sopravvivenza, alla salute, all’istruzione), una serie di diritti di nuova generazione come il diritto all’identità legale del bambino (art. 8), il rispetto della sua privacy (art. 16), della sua dignità e della libertà d’espressione (art. 13).
Il trattato è considerato una delle più importanti conquiste del diritto internazionale, che ha riconosciuto ufficialmente i diritti dei bambini come persone, sullo stesso piano di tutti gli altri membri della società. La ratifica del trattato ha avuto conseguenze notevoli in moltissimi paesi del mondo e in ambiti diversi, dal divieto delle punizioni corporali alla creazione di sistemi di giustizia minorile che siano separati da quelli per gli adulti, dall’istituzione di sistemi di monitoraggio per i diritti dei bambini alla approvazione di sanzioni per i genitori che abbandonano o abusano dei figli.
La dichiarazione è composta da 54 articoli: i primi 41 trattano dei diritti dei bambini, mentre i restanti parlano, per gli Stati che approvano il documento, del compito di istituire un Comitato sui diritti del fanciullo, per controllare che in ogni Stato vengano rispettati tali principi.
I primi 10 articoli sono:
1. Il diritto all’uguaglianza, senza distinzioni di razza, religione, nazionalità o sesso.
2. Il diritto ad una particolare tutela per un sano e normale sviluppo fisico, intellettuale, morale, spirituale e sociale.
3. Il diritto di avere un nome e una nazionalità.
4. Il diritto ad un’alimentazione, ad un tetto e a dei servizi sanitari adeguati.
5. Il diritto ad un’assistenza particolare, se handicappati.
6. Il diritto di essere amati, compresi e protetti.
7. Il diritto ad un’istruzione gratuita, al gioco e allo svago.
8. Il diritto di essere tra i primi a ricevere soccorso in tempi di calamità.
9. Il diritto ad essere tutelati dal rischio di abbandono, di crudeltà e di sfruttamento nei loro confronti.
10. Il diritto ad essere protetti dalla discriminazione e ad essere allevati in uno spirito di fratellanza, di pace e di tolleranza universali.
Scarica qui la Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza: pdf
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